Una volta che una notizia sia apparsa sui mezzi di comunicazione la sua “durata” è legata a determinate variabili. Per esempio al dibattito che provoca, soprattutto se condito da polemiche che vedono la partecipazione di personaggi noti. Alla quantità di altre notizie disponibili ritenute più interessanti da chi gestisce giornali, siti web e televisioni. Alla sua portata, locale o internazionale. All’impatto che ha o potrebbe avere su una parte, più o meno grande della popolazione. Ma anche ad altri fattori contingenti che sarebbe troppo lungo elencare. Una notizia, anche molto importante, potrebbe quindi “durare” poco o, forse peggio, volontariamente trascurata nonostante sia in grado di contraddire alcuni luoghi comuni che si sono radicati nella testa delle persone proprio grazie al modo di fare informazione dei mezzi di comunicazione ufficiali.
Agli inizi del mese di maggio di quest’anno è stato pubblicato un rapporto commissionato dal Ministero degli Interni a “Eurispes” (un Istituto di ricerca privato), si tratta di un documento di poco più di un centinaio di pagine liberamente disponibile su Internet. Il titolo della ricerca è abbastanza significativo: “La criminalità: tra realtà e percezione”, nel documento vengono presentati i risultati di un sondaggio che si è basato principalmente sui dati ufficiali riguardanti i reati commessi in Italia nel corso del 2022, anche se in alcuni casi viene preso in considerazione un arco temporale più ampio. Proviamo di seguito a riassumerne brevemente il contenuto, i numeri tra parentesi quadre fanno riferimento alle pagine del testo.
Nell’introduzione viene indicato che lo scopo di indagini del genere è quello di “decifrare la complessità della realtà senza cedere alla tentazione di semplificarla e banalizzarla, affrontando i
fenomeni in modo scientifico, attraverso una lettura interdisciplinare (…)” al fine di elaborare “strategie di prevenzione e contrasto, volte ad elevare gli standard di sicurezza (…)” [5].
I curatori ricordano che “è necessario distinguere tra rischio reale e percepito, categorie che spesso non collimano, l’uno basato su dati oggettivi e misurabili, l’altro condizionato da dinamiche soggettive come la paura e l’incertezza sul futuro.” [6]
In linea generale è stato rilevato che tra il 2007 e il 2022 il totale dei “delitti” ha mostrato un andamento altalenante sino al 2013, per poi evidenziare una “costante flessione dal 2014 al 2020.” [10] Nel 2021 e nel 2022 il numero di reati è invece aumentato ma bisogna tener conto che il 2020 è stato l’anno delle limitazioni di movimento imposte dalla pandemia, per questo motivo “effettuando il confronto con il 2019, i delitti commessi nel 2022 risultano in diminuzione.” [10]
Sebbene le capacità predittive di statistiche di questo genere non siano certo infallibili questa tendenza alla diminuzione dei reati (in generale) è qualcosa che ha buone probabilità di continuare, a meno di eventi significativi, anche nel corso dei prossimi anni.
Segue poi una sezione specifica per quello che riguarda gli stranieri, dove vengono distinte, per i diversi reati, le nazionalità di origine di quelli denunciati e/o arrestati.
Qui va notato che distinguere la nazionalità di chi è stato arrestato e/o denunciato per aver commesso un determinato reato (e quindi non necessariamente condannato) rischia concretamente di “suggerire” che ci siano persone di determinate nazionalità maggiormente inclini a commettere determinati reati. Qualcosa che è più vicina alle “leggende metropolitane” che alla ricerca sociologica e che rischia di alimentare le discriminazioni sociali legate al luogo di nascita e/o alla provenienza delle persone.
Nel corso del 2022 solo alcuni tipi di reati sono aumentati rispetto al 2021: i furti (+17,3%), le estorsioni (+14,4%), le rapine (+14,2%), le violenze sessuali (+10,9%), la ricettazione (+7,4%), i danneggiamenti (+2,9%) e le lesioni dolose (+1,4%) [11]. In alcuni casi le percentuali sono però poco significative, come nel caso delle rapine che sono state rispettivamente 90 (2021) e 147 (2022) ma che erano state 264 nel 2019, per cui tra il 2019 e il 2022 il numero di rapine è diminuito del 44% [11].
Stesso discorso per gli omicidi volontari che sono stati 304 nel 2021 e 314 nel 2022 (un aumento del 3%) ma che erano stati 319 nel 2019 e ben 632 nel 2007, il 50% di differenza.
I reati legati alla “violenza di genere” sono invece tra quelli in costante aumento, nonostante non venga “effettuata un’analisi dei “femminicidi” in quanto tale definizione, pur facendo riferimento a una categoria criminologica, non trova corrispondenza in una fattispecie codificata nel nostro ordinamento giuridico.” [20, nota 11]. Anche se viene rilevato che, relativamente alle 124 donne uccise nel 2022, ben 102 sono stati i delitti compiuti nell’ambito “familiare/affettivo” [20].
Sono in aumento invece le segnalazioni relative ai minori denunciati e/o arrestati negli ultimi anni, anche se i numeri del 2022 (34475) sono quasi gli stessi di quelli del 2016 (33723) [16].
Il documento riporta poi in dettaglio i risultati dell’indagine svolta nei primi mesi del 2023 intervistando un migliaio di persone su temi della sicurezza e della sua percezione dai quali risulta che “negli ultimi anni i cittadini italiani percepiscono le città in cui vivono come più sicure rispetto al passato.” [27] Nonostante questo però è restata invariata “in tutte le zone italiane la paura di subire reati” [29] rispetto agli ultimi tre anni.
Vengono presentate le risposte a domande relative a specifici tipi di reati e alla percezione del livello di sicurezza in determinati contesti; le risposte sono divise per fasce di età e per residenza, in alcuni casi viene rilevato come le paure espresse per determinati “delitti” contrastino col fatto che quel genere di reati è in costante diminuzione, come (per esempio) i “furti in abitazione” [11].
Interessante la parte dove vengono chieste le cause della criminalità: “Il disagio sociale viene indicato come prima motivazione (16,6%), immediatamente seguito dalla difficile situazione economica (15,8%)” seguono le persone che “imputano la diffusione dei fenomeni criminali alle pene poco severe/scarcerazioni facili (11,9%), alla mancanza di una cultura della legalità (11,5%) e al potere delle organizzazioni criminali (11,2%). Il 9% del campione denuncia un’insufficiente presenza delle Istituzioni dello Stato, l’8,4% indica come causa scatenante la mancanza di lavoro, il 5,7% la sostanziale impunità legata alla lentezza dei processi, il 5,3% le poche risorse a disposizione delle Forze dell’ordine e all’ultimo posto troviamo l’eccessiva presenza di immigrati (4,7%).” [47] Proprio quest’ultimo fattore è quello che, negli anni, ha mostrato i più significativi cambiamenti: “È sostanziale il cambio di rotta nei confronti degli immigrati, la cui eccessiva presenza era fra le principali cause dei fenomeni criminali per il 12,5% dei rispondenti nel 2017 e per l’11,4% nel 2019 (al terzo posto in entrambe le rilevazioni); mentre nel 2023 la circostanza desta meno preoccupazioni rispetto a tutte le altre cause (4,7%).” [48]
Alla domanda “In che modo i mass media, secondo lei, rappresentano il problema della criminalità?” le persone intervistate hanno risposto ritenendo la rappresentazione sia realistica (27,9%), che la situazione sia peggiore (26,1%), che sia allarmistica (21%), un quarto delle persone non sa o non risponde (25%). [61]
Vengono poi illustrati i risultati ottenuti ponendo domande sulle esperienze di tipo personale riguardo i reati e la criminalità e sulle problematiche relative al possesso di armi dalla quale risulta che il 18,4% delle persone sostengono che diano la “possibilità per qualunque cittadino di difendersi dai malintenzionati”. [84] Infine viene affrontato il problema delle molestie: l’11,4% degli intervistati ha dichiarato di aver subito almeno una volta una molestia sessuale [94]. La parte conclusiva dell’indagine è dedicata ai reati informatici che, ma questo sicuramente non è tra le cose che stupiscono, sono tra quelli maggiormente aumentati nel corso degli ultimi anni.
Tralasciando le critiche che si potrebbero fare a tutte le indagini di questo genere, si possono comunque ritenere interessanti rilevare che le risposte ottenute mostrano (con tutti i limiti del caso) quanto determinate prese di posizione e di decisioni politiche possano considerarsi frutto della estrema ignoranza, della conclamata malafede, o di un pericoloso miscuglio delle due cose e non certo di sviste innocenti.
L’indagine, come prevedibile, conferma l’esistenza di una differenza tra la realtà “reale” e quella percepita dalle persone e, a volte, la distanza tra le due è sicuramente più ampia di quanto sarebbe auspicabile. Sulla realtà percepita da ognuno di noi influiscono, in primo luogo, le esperienze personali dirette. Una persona alla quale è stato sottratto il portafoglio mentre viaggia su un mezzo di trasporto pubblico molto probabilmente ha poco interesse a conoscere il numero dei borseggi che avvengono in un anno, se questo sia aumentato, diminuito o rimasto sostanzialmente invariato. Ma se poi questa persona si imbatte, leggendo un giornale o un sito web, in notizie relative ad avvenimenti come quello che gli è capitato potrebbe finire per convincersi che “la criminalità dilaga”. C’è però il rischio che determinati fatti vengano considerati di poco conto solo perché il loro numero non viene ritenuto significativo dal punto di vista statistico e/o soggettivo. Come può avvenire quando le vittime di determinati comportamenti violenti appartengono ad ambiti e categorie sociali diversi da quello al quale apparteniamo.
In una società complessa non è facile leggere la realtà in modo univoco, qualcosa che vada bene per tutte e tutti. Sicuramente però è possibile valutare negativamente e contrastare le scelte politiche che vengono fatte senza tenere in alcun conto fatti oggettivi come quelli segnalati dai dati riportati all’inizio che mostrano chiaramente, tra le altre cose, una tendenza alla diminuzione dei reati violenti e un aumento di quelli di genere. Esiste quindi, accanto alla differenza tra la realtà e la sua percezione propria di ogni persona anche una differenza tra la realtà e il suo racconto propria dei mezzi di comunicazione di massa e dei politici.
Tutte le forze politiche, apertamente e da tempo, si comportano come se ci fosse una emergenza criminale generalizzata, una invenzione che si adatta bene a determinate posizioni politiche e ideologiche. Da una parte si presentano demagogicamente come se fossero i difensori delle vittime al fine di assicurarsi il loro consenso e, dall’altra, utilizzano la paura sociale come sostegno per lo sviluppo di politiche autoritarie e repressive destinate a colpire i più deboli o chi non la pensa come loro. Ma, soprattutto, non operano per cercare almeno di diminuire la distanza tra la realtà “reale” e quella percepita dalle persone, uno spazio che riempiono quotidianamente con le loro bugie.
Pepsy